Nella finalissima dei playoff della NBA americana, poco dopo l’inizio della partita, abbiamo assistito alla rottura del tendine di Achille di Tyrese Haliburton degli Indiana Pacers, la lesione è avvenuta sulla stessa gamba in cui aveva già subito uno stiramento al polpaccio. Sempre nelle fasi finali del campionato, c’è stata la rottura del tendine d’Achille a carico di altri due leader del campionato di basket americano Jayson Tatum dei Boston Celtics e Damian Lillard dei Milwaukee Bucks.
Questi infortuni hanno avuto un impatto significativo sulle squadre, portandole a perdere le finali e ovviamente per i giocatori coinvolti ha significato la fine della stagione.
Probabilmente qualcuno si sarà posto la domanda: perchè si rompe il tendine d’Achille anche a questi giocatori che dovrebbero avere il miglior staff medico del mondo e che non hanno problemi di budget per indagare sulle eventuali cause?
Dobbiamo sempre ricordarci che quando c’è un problema non c’è mai una causa sola, ma una serie di concause; io ne voglio mettere in evidenza due che certamente questi atleti e le relative società non hanno preso in considerazione:
Le lesioni intraossee
Il muscolo e i tendini sono sempre conseguenza dell’elasticità dell’osso. L’osso ha delle grandissime capacità elastiche che gli permettono in primis di ammortizzare la forza di gravità. Per andare nello specifico sulla gamba propriamente detta, quando il polpaccio si contrae, la tibia cede in maniera elastica alla contrazione. L’osso può aver subito dei traumi diretti che pur non provocando una frattura hanno generato una lesione interna che viene chiamata lesione intraossea. Quando sulla tibia è presente una lesione intraossea questo comporta un aumento di densità di quella parte e una relativa perdita di elasticità. In presenza quindi di una lesione intraossea, a seguito di una contrazione, la tibia non cede e il muscolo può restare contratto, successivamente se non viene migliorata l’elasticità dell’osso si può arrivare alla rottura del tendine.
I giocatori di basket a seguito del reiterato e costante sovraccarico della parte finale della tibia, inevitabile nel loro sport, possono incorrere in una lesione intraossea da sovraccarico. La buona notizia è che con l’osteopatia e le relative tecniche intraossee l’osso si riadatta velocemente e riprende già nell’arco della seduta parte della sua elasticità. Per chi vuole approfondire l’argomento può consultare il mio libro “Lesioni intraosee”.
L’idratazione
L’elasticità di qualsiasi tessuto è data dal suo livello di idratazione, amo ripetere che una spugna bagnata si piega una spugna secca è rigida. Prima l’osso poi i tendini e infine i muscoli sono condizionati dal loro livello di idratazione. Purtroppo la maggior parte della gente pensa che l’idratazione si debba fare con l’acqua per cui si consiglia di arrivare a bere almeno due litri al giorno e invece l’idratazione si fa con la frutta e la verdura cruda. Solo la frutta e la verdura cruda e al massimo le tisane attraverso il sistema di assorbimento intestinale riescono nel tempo necessario a idratare tutto il sistema.
Un altra variabile significativa è tutto ciò che causa la disidratazione a partire dalla respirazione con la bocca fino a tutte le forme di intossicazione poiché il corpo utilizza l’acqua per diluire le tossine.
Forse negli Stati Uniti, più che in Italia, anche se ai più alti livelli dello sport sia difficile non intossicarsi e soprattutto trovare della frutta e della verdura “sana”